Camminata sulle tracce del Ru du pan perdu di Antey

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Dal pizzale A. Rolando di Antey-Saint-André, a poco più di 5 min a piedi da Maison du Tatà, si può intraprendere l’itinerario alla scoperta del Ru du pan perdu, l’antico acquedotto che portava le acque del torrente Marmore verso i campi aridi della media Valle.

Non si sa esattamente in che anno sia stato costruito questo canale. Il vicino Ru du pan perdu di Châtillon risultava già esistente nel 1325, per cui si può dedurre che anche il ru di Antey risalga più o meno allo stesso periodo. La maggior parte degli studiosi colloca infatti lo svolgimento dei lavori di realizzazione del ru tra il 13° e il 14° secolo.

Oggi le splendide arcate medievali di questo acquedotto dismesso si possono raggiungere con una breve passeggiata di circa 30 minuti. Scopriamo quindi qualcosa di più su questa imponente opera.

Origine del termine ru du pan perdu

Il termine ru identifica un canale irriguo di piccola portata costruito in ambiente alpino. Il compito di tale canale è portare il flusso d’acqua dei torrenti delle valli laterali verso i terreni agricoli della valle centrale. Queste strutture sono presenti in numerose regioni alpine italiane, svizzere e francesi, ma il termine ru indica soltanto quelle della Valle d’Aosta e del Piemonte. Altrove, queste opere vengono definite in vari modi: Waale, Léc o Léz in Alto Adige; bisses, Suonen e Flurbewässerung in Svizzera; canali nel Briançonnais.

I principali ru della Valle d’Aosta sono stati costruiti tra il 13° e il 15° secolo, e alcuni vengono tuttora mantenuti efficienti da personale specializzato. Gli acquedotti abbandonati e non più funzionanti vengono invece definiti ru du pan perdu, letteralmente “canali dal pane perso” o ru mort, a causa della loro antichità e dello stato di degrado in cui versano.

A cosa servivano i ru?

I ru hanno avuto e hanno tuttora un ruolo fondamentale nell’economia valdostana. Hanno infatti consentito e facilitato la coltivazione dei terreni aridi, cioè quelli esposti a scarse precipitazioni o troppo in pendenza per riuscire a trattenere l’acqua. La loro gestione e manutenzione era affidata a figure specializzate chiamate “controllori” o “custodi delle acque”. Essi si occupavano dell’apertura delle chiuse e della distribuzione dell’acqua tra i vari appezzamenti. La maggior parte dei ru della regione sono stati intubati nel corso del 20° secolo. Solo una minoranza di questi sono stati convertiti in sentieri per escursionisti grazie alla loro posizione “privilegiata” lungo tracciati panoramici.

Nella Valtournenche, i due ru maggiormente visibili e apprezzati sono proprio i sopraccitati Ru du pan perdu di Châtillon e di Antey-Saint-André. In particolare, il Ru du pan perdu di Antey conserva ancora le caratteristiche arcate addossate alla montagna, mentre si è persa ogni traccia del vecchio alveo. La sua scomparsa dipende probabilmente dall’antica usanza di mettere a coltura i tratti di ru non più utilizzati. Tale usanza era giustificata dalla necessità di sfruttare anche il più piccolo pezzo di terra coltivabile.

Itinerario per il Ru du pan perdu di Antey

È possibile seguire l’itinerario alla scoperta del Ru du pan perdu di Antey-Saint-André partendo dal piazzale A. Rolando, adiacente all’ufficio informazioni turistiche, e immettendosi sul sentiero escursionistico n°105. Questa piacevole passeggiata si svolge attraversando un fresco bosco di latifoglie e diversi luoghi di interesse. Si segnala in particolare il villaggio di Grand Moulin dove si trova, ancora ben conservato, un mulino anticamente alimentato dalle acque del Marmore. La parte finale del sentiero, non sempre ben visibile, porta direttamente ai pilastri che reggono il tracciato del ru, zona da cui è possibile osservare un gradevolissimo scorcio sul borgo di Antey.

L’itinerario, che può essere percorso tutto l’anno, dura circa 30 minuti e presenta un dislivello di 175m, risultando quindi perfetto anche per i bambini e i meno allenati. Maggiori informazioni sul percorso sono disponibili a questo link. Non ci resta che augurarvi buona scoperta!

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Il Castello di Fénis, gioiello medioevale della Valle d’Aosta

A Fénis, circa 20 km da Antey-Saint-André, si trova uno dei castelli medievali meglio conservati d’Italia. Parliamo del Castello di Fénis, una delle maggiori attrazioni turistiche della Valle d’Aosta, nonché gioiello architettonico che richiama immediatamente la storia e l’arte medioevale. Il Castello di Fénis era tra le mete primaverili che vi avevamo consigliato in questo precedente articolo. Scopriamo ora qualcosa in più sulla sua storia e architettura.

Le origini del Castello di Fénis

A differenza di altri manieri della Valle d’Aosta, edificati in cima a promontori rocciosi per scopi bellici e di protezione, il Castello di Fénis si trova a valle in un punto privo di difese naturali. Appartenuto per secoli alla nobile famiglia Challant, il maniero veniva utilizzato come sede amministrativa e di rappresentanza. Il suo scopo era infatti quello di ostentare la ricchezza della famiglia. Non si sa esattamente in che anno la famiglia Challant iniziò a dimorarvi. Il Castello venne menzionato per la prima volta in un documento del 1242 come proprietà di alcuni fratelli appartenenti alla famiglia, tra cui il Visconte di Aosta Gotofredo di Challant. Quel che è certo è che la famiglia Challant rimase proprietaria del maniero fino al 1716, anno in cui lo cedette al Conte Baldassarre Castellar di Saluzzo Paesana.

La struttura architettonica del Castello

L’attuale aspetto del Castello di Fénis si deve ai numerosi lavori di costruzione effettuati nel corso dei secoli. I più importanti vennero realizzati nel 14° secolo da Aimone di Challant, il quale dotò il maniero delle caratteristiche torrette angolari e della doppia cinta muraria merlata che costituiscono tuttora gli elementi più scenografici dell’intera architettura. Altri lavori riguardarono l’ampliamento del cortile centrale e la costruzione di un secondo piano. Al termine delle varie ristrutturazioni, il Castello si presentava con un perimetro di forma pentagonale al cui suo interno si trovavano il cortile ricco di affreschi e il corpo centrale composto da quattro piani.

Il seminterrato ospitava le cantine e le prigioni. Il pianterreno si sviluppava attraverso la sala d’armi, la dispensa e la cucina dotata di un grosso camino. Il primo piano, abitato dai nobili proprietari, ne ospitava le rispettive stanze oltre a una cucina nobile, una sala da pranzo, un tribunale e una cappella. Infine, il secondo e ultimo piano era destinato alla servitù, ai soldati e agli ospiti.

Il declino del Castello

La morte di Bonifacio I nel 1426 segnò l’inizio della fase di declino economico della famiglia Challant-Fénis. Declino che si rifletté inevitabilmente anche sul Castello, che da quel momento venne trascurato. Per oltre due secoli e mezzo il maniero non venne né ampliato né modificato nella struttura, e gli unici lavori che vennero effettuati furono limitati alla realizzazione o modifica di alcuni affreschi. Nel 1716 Giorgio Francesco di Challant-Châtillon vendette il Castello al Conte Baldassarre Castellar di Saluzzo Paesana nella speranza di poter ripagare gli ingenti debiti della famiglia. Il maniero passò quindi da una proprietà all’altra fino a cadere in uno stato di totale abbandono. Venne addirittura spogliato del mobilio e trasformato in abitazione rurale: le regali sale del pianterreno vennero adibite a stalle, mentre le decorate stanze da letto al primo piano diventarono un fienile.

Il recupero del Castello

Il recupero del Castello di Fénis iniziò solo nel 1895 quando l’ultimo proprietario Alfredo d’Andrade cedette il maniero allo Stato Italiano, che lo dichiarò monumento nazionale l’anno seguente. Partì quindi una prima campagna di lavori volta ad arrestare il degrado del Castello con la messa in sicurezza dei muri, il rifacimento dei tetti, il restauro di solai e serramenti e l’apertura di una nuova strada di accesso a est. Una seconda campagna di restauri avviata pochi anni dopo arricchì le stanze – svuotate del mobilio originale – con una serie di mobili reperiti sul mercato dell’antiquariato, la maggior parte di origine valdostana.

Prenota una visita

Oggi il Castello di Fénis è proprietà dell’amministrazione regionale della Valle d’Aosta ed è visitabile su prenotazione (tutto eccetto il secondo piano). Una guida esperta vi accompagnerà spiegandovi storia, curiosità e segreti dello splendido maniero. Tutti gli ospiti di Maison du Tatà possono beneficiare di una tariffa ridotta per la visita. Per maggiori informazioni su costi, orari e su come raggiungere il Castello si prega di consultare la pagina dedicata sul sito ufficio del turismo in Valle d’Aosta.

Escursioni in montagna: tutti i consigli per fare trekking in sicurezza

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Con l’arrivo della primavera la neve si scioglie, le temperature aumentano e cresce la voglia di fare passeggiate ed escursioni. Con i suoi numerosi itinerari, dai più semplici adatti anche a bambini e anziani ai più impegnativi, la Valle d’Aosta è la destinazione ideale per gli amanti del trekking e dell’alpinismo.

Immergersi nella natura presenta però anche diversi rischi che è bene conoscere. Se sei un’escursionista alle prime armi, questo articolo ti aiuterà a pianificare correttamente l’escursione. Seguendo semplici consigli e accorgimenti, potrai assicurarti qualche ora di divertimento all’aria aperta in tutta sicurezza.

PRIMA DI PARTIRE: PIANIFICA L’ESCURSIONE

Valuta la tua preparazione fisica e quella degli altri partecipanti

Prima di partire, valuta attentamente il tuo grado di preparazione fisica e quello delle altre persone che verranno con te. Siete escursionisti esperti o siete fuori allenamento? Il percorso è adeguato alle vostre capacità? Disponete dell’equipaggiamento necessario ad affrontare escursioni impegnative in sicurezza?

Se nel gruppo ci sono anziani, bambini o persone con difficoltà fisiche scegli i percorsi più semplici e adatta il tuo passo al loro. Presta molta attenzione e tieniti pronto ad intervenire in caso di necessità. Ricorda che la maggior parte degli incidenti in montagna non si verifica nel corso di scalate impervie, ma durante normali escursioni e a causa di banali scivolamenti. Per evitare di farsi male è dunque sufficiente evitare di spingersi oltre i propri limiti.

Cerca informazioni sul percorso

Informati per bene sull’itinerario che vorresti percorrere. Puoi farlo consultando mappe e guide turistiche e, se necessario, chiedendo ulteriori consigli agli abitanti del territorio e ai gestori di rifugi. E non dimenticarti di Internet: articoli, commenti e recensioni possono fornirti informazioni in tempo reale su eventuali chiusure o deviazioni. Queste ti eviteranno di perdere tempo recandoti verso itinerari non percorribili.

Presta particolare attenzione alla classificazione dei percorsi: gli itinerari vengono infatti classificati diversamente in base al livello di difficoltà. Questo dipende dalle peculiarità del percorso stesso – lunghezza, dislivello, tipologia di terreno, segnaletica – dalla preparazione e resistenza fisica dell’escursionista, e dalla necessità di utilizzare o meno attrezzature specifiche.

Se non sei particolarmente allenato e ti sei avvicinato da poco al mondo dell’escursionismo, evita di strafare e opta per itinerari di livello Turistico (T). Si tratta di stradine brevi e facilmente percorribili, spesso ad anello e con un dislivello inferiore ai 500 metri. Altrettanto ben percorribili, ma più impegnativi sia per lunghezza che per dislivello sono gli itinerari di livello Escursionistico (E). Questi si svolgono su sentieri o terreni di vario genere – come pascoli o pietraie – ma sono comunque ben segnalati e quindi tutto sommato adatti anche ai non esperti.

Gli ultimi due tipi di itinerari sono invece consigliati solo ai ben allenati con uno spiccato senso dell’orientamento e un’approfondita conoscenza della montagna. I percorsi classificati come Escursionisti Esperti (EE) sono caratterizzati da terreni impervi, scoscesi e scivolosi con un dislivello maggiore di 1000 metri. I percorsi classificati come Escursionisti Esperti con Attrezzatura (EEA) sono particolarmente lunghi e richiedono elevata preparazione e resistenza fisica, nonché l’utilizzo di dispositivi di sicurezza e di equipaggiamento tecnico da ferrata.

Monitora le previsioni meteo

La peculiare orografia del territorio valdostano fa sì che esistano microclimi locali assai diversi anche a distanza di pochi chilometri. Le condizioni climatiche variano velocemente e spesso basta spostarsi in una città o vallata vicina per sentire la differenza. Per questo è essenziale tenere sotto controllo le previsioni meteo in vista di un’escursione. Per farlo è sufficiente uno smartphone, ma se cerchi informazioni più dettagliate puoi visionare le immagini in tempo reale delle webcam posizionate nelle diverse località della Valle d’Aosta. Controlla le previsioni del tempo tenendo in considerazione non solo il punto di partenza e quello d’arrivo, ma anche il tempo che impiegherai per concludere l’escursione. Se è prevista pioggia intensa nel giro di poche ore, meglio non rischiare.

Cerca di prevedere gli imprevisti

Informa amici e familiari del percorso che intendi fare e del tempo che ti ci vorrà per percorrerlo. Si tratta di informazioni preziose che risulteranno utili per allertare i soccorsi in caso di imprevisti.

Metti nello zaino un piccolo kit di pronto soccorso, un coltellino multiuso e un fischietto per richiamare l’attenzione in caso di cadute e incidenti minori.

Se l’escursione che hai programmato è lunga e impegnativa, assicurati di avere sempre con te un cellulare carico per chiamare il 112, il numero unico di assistenza. Il centralino provvederà a individuare la tua posizione e a collegarti in breve tempo con il Soccorso Alpino. La chiamata è sempre gratuita e può essere effettuata da qualsiasi telefono fisso o cellulare, anche senza scheda o senza credito.

Dal 2013 è attiva anche GeoResQ, l’App per la localizzazione, il tracciamento e l’invio di richieste di aiuto promossa da Club Alpino Italiano e Soccorso Alpino. Oltre a tenere traccia del percorso – per comunicare gli spostamenti ai soccorritori in caso di bisogno – l’App consente di inoltrare una richiesta di aiuto alla centrale operativa GeoResQ grazie alla funzione “Allarme”. Per utilizzarla è sufficiente scaricarla, registrarsi inserendo alcuni dati fondamentali e lanciarla quando si comincia l’escursione. Per maggiori informazioni visita il sito ufficiale GeoResQ.

Fai una checklist delle cose da portare

Una volta che hai scelto l’itinerario più adatto a te e messo in pratica i principali accorgimenti, stila una lista di tutte le cose da portare. Ti aiuterà a semplificare la pianificazione dell’escursione e a non dimenticare nulla.

DURANTE L’ESCURSIONE: EQUIPAGGIAMENTO E CONSIGLI UTILI

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Vestiti a strati con abbigliamento tecnico

Come abbiamo detto poco sopra, in montagna il tempo è letteralmente imprevedibile, con cambi repentini e improvvisi sbalzi di temperatura. Indossa quindi capi tecnici e traspiranti in grado di trattenere il sudore (meglio evitare il cotone) e vestiti a strati, così da poter togliere i capi superflui quando fa caldo o aggiungere quelli necessari quando hai bisogno di ripararti da freddo, pioggia e vento. Assicurati di avere nello zaino un K-Way pronto all’uso, molto più utile dell’ombrello poiché utilizzabile anche in caso di forte vento. Ricorda infine di portare con te crema, occhiali e cappellino per proteggerti dal sole che, in estate e ad alta quota, può scottare come al mare.

Indossa scarpe specifiche per il trekking

La scelta delle scarpe dipende dalle tue esigenze. Ti servono per escursioni brevi o lunghe? Camminerai su strade asfaltate e facilmente percorribili o su terreni fangosi e scivolosi? Recati in negozio solo quando avrai un’idea ben precisa del percorso che farai, così da poter mettere i commessi nella condizione di aiutarti nel miglior modo possibile.

Esistono infatti diversi tipi di scarpe da trekking. Scarpe basse e scarponcini sono l’ideale per escursioni brevi e poco impegnative che non prevedono lunghe discese o tratti in alta montagna. Essendo leggeri e poco ingombranti sostengono bene il piede, permettendo una camminata veloce e riducendo il rischio di sviluppare vesciche. Lo svantaggio è dato dal fatto che la caviglia rimane libera e pertanto esposta al rischio di distorsioni, soprattutto nei tratti più sconnessi e nelle discese a fine giornata, quando la stanchezza si fa sentire.

Senza dubbio più sicuro è il classico scarpone alto, perfetto per sentieri difficili con terreni ostici che prevedono la salita e/o discesa di lunghi ghiaioni o l’attraversamento di ripidi pendii erbosi e di tratti innevati. Sono più pesanti e ingombranti dei precedenti, ma fasciano meglio il piede e sono dotati di suole scolpite antiscivolo che migliorano l’aderenza al terreno e garantiscono una totale impermeabilità.

Porta uno zaino comodo e capiente

Indipendentemente dalla durata o dalla difficoltà dell’escursione, lo zaino resta senza dubbio il compagno più fedele di ogni trekker. Elemento indispensabile per chiunque ami passare ore a contatto con la natura, lo zaino permette di portare con sé tutto il necessario per ogni evenienza: acqua, cibo, guide, cartine, bussola, attrezzatura, abbigliamento, materiale tecnologico, effetti personali e molto altro.

Ma qual è lo zaino da trekking ideale? Assicurati innanzitutto di sapere quali sono esattamente le tue necessità. In commercio esistono centinaia di zaini, ma per scegliere quello perfetto per te non puoi limitarti a individuare le migliori marche. Valuta piuttosto l’uso che vuoi farne e la stagione in cui lo userai. Per camminate di poche ore è più che sufficiente uno zaino di piccole dimensioni, leggero da trasportare e contenente il minimo indispensabile. Se l’escursione è più lunga e impegnativa avrai invece bisogno di uno zaino con una capacità maggiore in grado di contenere i ricambi di vestiario e tutto il necessario per trascorrere anche più giorni fuori casa.

Generalmente parlando, gli zaini migliori sono quelli tecnici con spallacci imbottiti e regolabili, scomparti interni, tasche esterne e schienale morbido con sistema di areazione che aiuta a non sudare sulla schiena. L’importante insomma è che sia comodo, pratico e spazioso.

Rispetta la natura e il territorio

Dice Gary Snyder che “La natura non è un posto da visitare. È casa nostra.” E noi non potremmo essere più d’accordo. La montagna è patrimonio di tutti, e viverla significa soprattutto immergersi nella sua natura per scoprire con stupore e curiosità tutte le sue meraviglie. Per cui evita di gettare a terra i rifiuti, di spaventare gli animali selvatici e il bestiame, di toccare i cuccioli, di strappare i fiori e di commettere atti di vandalismo che potrebbero provocare gravi danni. Assicurati inoltre di avere nello zaino un sacchetto con cui potrai raccogliere e portare a valle i rifiuti lasciati da altri.

Segui le indicazioni

Segui sempre le indicazioni facendo riferimento alle mappe e prestando attenzione alla segnaletica. In montagna, le indicazioni consistono prevalentemente in piccoli cartelli o segni in vernice colorata. Evita di prendere iniziative rischiose, come allontanarti dal resto del gruppo o seguire scorciatoie sconosciute, che potrebbero esporti al rischio di cadute. Se ti perdi e non sai come orientarti, cerca di tornare al punto familiare più vicino. Anche per questo dovresti sempre avere con te un cellulare carico. Così, chiedere aiuto agli altri membri del gruppo o mettersi in contatto con i soccorsi diventa decisamente più semplice.

Porta cibo e acqua a sufficienza

Anche la più corta e semplice delle escursioni spinge il nostro corpo a consumare calorie ed energia. Per godersi a pieno una bella camminata in montagna è indispensabile bere acqua fresca e consumare snack proteici ad intervalli regolari. Frutta secca, una barretta o un po’ di cioccolato vi aiuteranno a ricaricare le pile.

Goditi l’escursione

Seguendo questi utili consigli, potrai goderti i meravigliosi paesaggi di montagna senza troppi pensieri e preoccupazioni. E ricorda che le regole non scritte della montagna impongono di salutare le persone che incrociamo sul nostro cammino.

Non ci resta che augurarti buona camminata!

Il risveglio della natura: vivere la primavera in Valtournenche

La primavera è senza dubbio un periodo magico in Valle d’Aosta. L’arrivo della bella stagione sancisce il risveglio di flora e fauna, e quindi il ritorno alla vita dopo i lunghi mesi di letargo invernale.

Le giornate si allungano, il sole torna a splendere, il ghiaccio dei laghi inizia a sciogliersi, nei prati cresce una tenera erba di un verde intenso, gli alberi ricominciano a fiorire e i fiori a sbocciare sui prati da poco abbandonati dalla coltre nevosa. Meli, peschi, albicocchi, gigli, anemoni viola e rododendri in un tripudio di colori, contrasti e profumi che tolgono il fiato.

È in particolare nella Valtournenche che un tale spettacolo della natura trova il suo palcoscenico ideale. Il territorio di Antey-Saint-André, circa 30km a est di Aosta, regala un ambiente naturale praticamente intatto. Il paesaggio circostante è infatti ricco di verdi boschi di conifere e splendidi laghi sulle cui acque si specchiano, ancora innevate, le cime del monte Cervino.

Situato in una vallata alla base delle montagne che precedono il massiccio del Tantané, il piccolo comune di Antey-Saint-André vanta un clima ottimo in tutte le stagioni. Estati frizzanti ma fresche e inverni non troppo rigidi lo rendono infatti ideale anche per bambini e anziani. Sono queste le caratteristiche che rendono Antey e la Valtournenche un territorio sempre attivo e dunque ideale per soddisfare le esigenze di tutti: dagli appassionati di sci e trekking a chi semplicemente cerca relax e tranquillità.

Cosa fare a primavera nella Valtournenche: tra storia, natura e relax

Stupirsi di fronte al Lago Blu: il luogo ideale per appassionati di fotografia

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Questo splendido lago della Valtournenche è una tappa obbligatoria per gli amanti della natura. Il suo vero nome è Lago Layet, ma viene chiamato Lago Blu grazie alle meravigliose sfumature di colore che alcune alghe riflettono sul suo fondo. In primavera le cime ancora innevate del Monte Cervino si riflettono sulla superficie delle acque azzurre regalando una visione romantica ed estremamente suggestiva. Il Lago Blu è dunque un luogo perfetto per chi ama la fotografia naturalistica. Dai giochi di specchi agli alberi in fiore, è davvero semplice catturare l’aria di primavera in uno scatto.

Visitare i castelli della zona: per gli amanti del fascino medievale

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Regione italiana dal potenziale turistico spesso sottovalutato, la Valle d’Aosta è in realtà un territorio ricco di storia, tradizioni e…antichi castelli. Torri angolari, mura merlate, portoni maestosi e sale lussuose: c’è tutto quello che nell’immaginario collettivo viene tipicamente associato a un castello medioevale.

A Châtillon si trova il castello di Ussel, situato in cima ad un costone roccioso da cui è possibile godere di una splendida vista sulla Valtournenche e sul fondovalle della Dora Baltea. Subito dopo Châtillon, facilmente raggiungibile percorrendo la Strada Statale 26, si trova il castello di Fénis con le sue caratteristiche torrette angolari. Dal parcheggio del castello partono numerosi sentieri immersi nel verde che vale la pena di esplorare a piedi o in bicicletta.

Proseguendo lungo il percorso della Dora Baltea si arriva al castello di Issogne, dimora signorile rinascimentale storicamente appartenuta alla nobile famiglia Challant. Nel borgo di Bard è inoltre possibile visitare l’omonimo Forte, riaperto nel gennaio 2006 dopo un lungo periodo di abbandono e oggi utilizzato anche come location di rappresentazioni musicali e teatrali.

Meritano senza dubbio una visita anche l’antica fortezza militare di Verrè e il castello di Cly, caratterizzato da una torre centrale circondata da un’ampia cinta muraria.

Ammirare la fauna locale: un percorso educativo per adulti e bambini

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È primavera e il letargo è finito: gli animali si risvegliano e tornano a popolare valli e montagne. Camosci, stambecchi, caprioli, uccelli, lepri e marmotte escono allo scoperto per ricominciare a procacciare il cibo che brulica nel rigoglioso sottosuolo boschivo. Tra fine maggio e i primi di giugno, la fauna della montagna si arricchisce ulteriormente con la nascita dei cuccioli della maggior parte delle specie animali che popolano le Alpi.

Tenersi in forma con le escursioni: ce n’è per tutti i gusti

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In primavera, gli appassionati di escursioni possono approfittare dei sentieri di media quota e di quelli della valle centrale. Meglio non spingersi fino agli alti valloni laterali se non si è ben attrezzati: in questo periodo sono ancora ricoperti di neve e quindi difficilmente accessibili. I più esperti possono invece salire verso i rifugi, preziosi luoghi di incontro tra amanti di trekking e sciatori alpinisti. Lo splendido territorio della Valtournenche offre la possibilità di percorrere numerosi sentieri: dai più semplici ai più complessi. Tutti impreziositi dallo scroscio delle limpide acque di torrenti e ruscelli. Tra gli ultimi segnaliamo l’ascesa a Le Magdeleine, un insediamento montano edificato in tipico stile alpino che ospita una piccola stazione sciistica e da cui partono altri percorsi percorribili a piedi o in mountain bike.

Approfittare della neve rimasta: divertimento assicurato anche in primavera

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L’inverno è finito, il cielo è blu e l’aria è limpida. Tuttavia, in primavera non è raro assistere a repentini cambi di temperatura e a nevicate, soprattutto in alta quota. Per gli amanti dello sci, questo è comunque un vantaggio: sulle cime più alte risplende ancora il bianco della neve e molte delle stazioni sciistiche della sono ancora aperte. È quindi possibile divertirsi sulla neve godendo di giornate più lunghe e con temperature più miti. Si segnala, in particolare, la stazione di Breuil-Cervinia che è aperta fino ai primi di maggio.

Informazioni pratiche

Il comune di Antey si trova a circa 10km dal casello autostradale di Châtillon-Saint-Vincent e a soli 20km da Cervinia, in posizione centrale rispetto ai comprensori sciistici di Breuil-Cervinia, Valtournenche, Chamois, Le Magdeleine e Torgnon. Le piste, che si estendono tra Italia e Svizzera, sono collegate tra di loro. Un bel vantaggio per gli amanti della neve che possono così godersi senza grosse difficoltà ben 360km di tracciato, buona parte del quale percorribile anche da principianti e bambini.

Tutti gli ospiti di Maison du Tatà possono beneficiare di una tariffa ridotta per l’ingresso ai castelli. Per maggiori informazioni su piste ed escursioni non esitare a consultare Tarcisio, nostro padre. Guida di alta montagna, maestro di sci e ultra-trail runner, saprà sicuramente darti consigli validi e spunti interessanti.

Prenota il tuo soggiorno

La primavera è senza dubbio la stagione perfetta per esplorare l’affascinante territorio della Valtournenche, visitare i suoi rinomati castelli e ammirare la natura che torna alla vita. In qualsiasi stagione, Antey e la Valtournenche sapranno stupirti e regalarti emozioni uniche, amplificate dall’ospitalità degli abitanti e dei gestori delle diverse strutture ricettive presenti.

Maison du Tatà è lieta di accoglierti nei propri appartamenti di Antey. Ci troviamo in una posizione strategica da cui è possibile raggiungere facilmente i luoghi di interesse del territorio. Prenotando direttamente sul nostro sito potrai inoltre beneficiare di uno sconto sul soggiorno.