BIANCHE TORRI E UN PERCORSO MUSEALE MULTIMEDIALE – Castello di Aymavilles

Il castello di Aymavilles

Ad Aymavilles, circa 42 km da Antey-Saint-André, si trova l’ultimo gioiello architettonico entrato a fare parte della ricca rete di castelli della Valle d’Aosta.

Le quattro possenti torri del castello si innalzano tra i vigneti, disegnando una dimora medievale e barocca, unica e dal fascino insolito.

Una visita al castello di Aymavilles è certamente da aggiungersi alle mete primaverili consigliate in uno dei nostri precedenti articoli.

Scopriamo ora qualcosa in più sulla sua storia e sulla sua architettura.      

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LE ORIGINI DEL CASTELLO

Risale al 1207 la notizia di una prima casaforte cinta da mura, quando i Signori del luogo erano i De Amavilla.

Le prime importanti trasformazioni si verificano nel corso del XIV secolo quando il castello diviene di proprietà di Aimone di Challant che conferisce alla struttura un aspetto più signorile e imponente.

L’aspetto attuale del castello e la realizzazione dei quattro torrioni sono opera di Amedeo di Challant, figlio di Aimone, che porta a termine i lavori di trasformazione del castello.

Il castello rimane di proprietà della famiglia Challant fino al 1565, quando alla morte di Renato di Challant, passa nelle mani di Federico Mandruzzo, nobile trentino sposato con Isabella, figlia del defunto Signore di Challant.

Nel 1696 il castello ritorna a far parte del patrimonio degli Challant e tra il 1715 e il 1728 il barone Joseph-Félix de Challant fa inserire nell’architettura del castello elementi tardo-barocchi, stucchi e comanda la realizzazione dello scalone esterno a doppia rampa.

Nel 1804 Philippe-Maurice Challant, non avendo eredi, lascia i suoi averi alla nipote Teresa, sposata con il conte Vittorio Cacherano Osasco della Rocca d’Arazzo il cui figlio, oltre a destinare il castello a sede delle sue collezioni d’arte e di antichità, si fa promotore di nuove campagne decorative sulle porte e sulle pareti del castello, secondo il gusto neoclassico e orientaleggiante molto in voga all’epoca.

Nel 1970 il castello diviene di proprietà della regione Valle d’Aosta.

IL PERCORSO MUSEALE

La visita guidata e le installazioni multimediali permettono di scoprire la storia del castello attraverso le fasi salienti della sua trasformazione, legate alle diverse famiglie che lo hanno abitato.
Il percorso museale si snoda su quattro livelli:

🏰 Livello I – la storia delle famiglie che si sono avvicendate nel castello: al piano terreno le sale illustrano le vicende della casata Challant e dei Bombrini, ultimi proprietari del castello prima dell’acquisto da parte della Regione autonoma Valle d’Aosta

🏰 Livello II – il collezionismo ottocentesco, da Vittorio Cacherano della Rocca Challant alla collezione della Accademia di Sant’Anselmo: al primo piano il grande salone rappresenta il punto di snodo tra la storia del castello e la nascita della raccolta della associazione culturale valdostana nel XIX secolo a cui sono dedicate tutte le stanze di questa sezione

🏰 Livello III – le stanze di Madama Giovane e la collezione della Accademia di Sant’Anselmo: l’esposizione convive con le testimonianze di vita quotidiana al castello nell’Ottocento

🏰 Livello IV – le fasi evolutive del castello e il soffitto ligneo del Quattrocento: il sottotetto, integrandosi con le testimonianze architettoniche ancora visibili, illustra le trasformazioni dell’edificio nel corso dei secoli con il supporto di tecnologie multimediali.

PRENOTA UNA VISITA

Tutti gli ospiti di Maison du Tatà possono beneficiare di una tariffa ridotta per la visita.

Per maggiori informazioni su costi, orari e su come raggiungere il castello consulta la pagina dedicata sul sito ufficio del turismo in Valle d’Aosta.

Noi, ti aspettiamo a MdT !

Cordialmente

Chiara N. 🤍

 

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    IL CARNEVALE IN VALLE D’AOSTA SOSPESO TRA SPAZIO E TEMPO

    Rievocazioni storiche con costumi tradizionali e momenti di grande coesione sociale a febbraio nella nostra regione

    Nel 2021 il Carnevale si ferma, le maschere tipiche dovranno attendere tempi migliori per tornare tra la folla, ma non i ricordi di coloro che ne condividono l’amore e la passione, attraverso le storie e le emozioni di una festa unica. Espressione di vitalità e di allegria, con il suo carattere spensierato e trasgressivo, ha accompagnato, per un secolo intero, la vita della nostra comunità valdostana, raggiungendo via via un’importanza che va al di là della semplice tradizione. In un’epoca caratterizzata dalla progressiva perdita della cultura popolare, il Carnevale è un importante momento di aggregazione, un appuntamento con la tradizione festeggiato da tutti: grandi e piccoli, giovani e meno giovani. Rappresenta il risveglio della natura e la morte dell’inverno, il ponte tra passato e futuro, la sinergia tra sacro e profano.

    “Il carnevale non è precisamente una festa che si offre al popolo, ma una festa che il popolo offre a se stesso” Goethe, Viaggio in Italia.

    Courmayeur

    Il “Beuffon” è la maschera simbolo del carnevale di Courmayeur. Nei giorni precedenti il Martedì Grasso, nelle vie del paese e nelle strutture ricettive è possibile incontrare questi personaggi variopinti che con i loro campanelli e la loro allegria, hanno il compito di annunciare il Carnevale. Il costume dei Beuffon, apparso all’inizio del novecento a Dolonne, frazione di Courmayeur, è un’interpretazione ironica di una divisa militare con campanelli e un bastone con il quale allontana la folla durante la sfilata dei carri allegorici. È suo compito infatti, mantenere l’ordine durante la festa, oltre ad introdurre e annunciare l’arrivo del Carnevale.

    carnevale

    Pont-Saint-Martin

    Il Carnevale di Pont-Saint-Martin è nato nel 1902, figlio del XX secolo. Nel 1910 ha inizio la tradizione alla quale si ispira tuttora la nostra manifestazione. Esiste, da parte degli abitanti di Pont-Saint-Martin, un enorme attaccamento per questa manifestazione, tanto da iniziare i festeggiamenti il 6 gennaio alle 5 del mattino intonando per le vie del paese l’inno del Carnevale. La celebrazione mette in scena la storia dell’invasione romana della Valle d’Aosta, la leggenda che vede il Diavolo costruire un ponte per far transitare San Martino e poi si ritrova da lui beffato e la leggenda della fata del Lys che vuole per rabbia distruggere il paese, ma poi si intenerisce e lo risparmia. Ciascuno di questi personaggi rappresenta un aspetto del carnevale e questo spettacolo di colori, esuberanze, accese coralità che anima 4 giorni dal sabato al martedì grasso. Momenti clou:

    • Sfilate di carri e gruppi mascherati
    • Serate danzanti
    • La tradizionale fagiolata del lunedì
    • La caratteristica corsa delle bighe
    • Il rogo del diavolo ed i fuochi piromusicali del martedì grasso

    Il diavolo appeso

    Il diavolo appeso sotto il ponte romano di Poin-Saint-Martin, 2021

    Breuli-Cervinia

    In questo storico Carnevale ci sono tre momenti importanti: la restituzione della Dama Bianca, il gran carnevale sugli sci e la sfilata della contessa Caterina di Challant e il Conte Pierre d‘Introd. La rievocazione infatti racconta di una fanciulla di una bellezza straordinaria che viveva nella valle del Breuil. Il gigante Gargantua la vide, se ne innamorò e decise di rapirla e di nasconderla tra le montagne. Gli abitanti della valle si riunirono per cercare la fanciulla e il gigante Gargantua, vistosi scoperto, decise di liberarla, riportandola tra la sua gente. In onore della liberazione della “ Dama Bianca” venne organizzata allora una grande festa con un ballo a cui parteciparono tutti gli abitanti della Valle D’Aosta vestiti di rosso e nero. Festa che ora rivive in una rievocazione a cavallo tra storia e leggenda che porta a Cervinia i personaggi storici di Verres Pierre d‘Introd e Caterina di Challant con il suo corteo a cui si accompagnano i Costumi di Breuil Cervinia e le figure leggendarie della Dama Bianca e del Gigante Gargantua. Dando vita ad un sentiero di fiaccole che accompagna i figuranti fino alla piazzetta dell‘Hostellerie des Guides dove verrà danzata la quadriglia.

    Verres

    Il Carnevale di Verrès rievoca un fatto realmente accaduto: alla morte di Francesco di Challant nel 1442, tutti i suoi averi andarono in eredità alle figlie Caterina e Margherita. La successione fu osteggiata dai parenti maschi di Caterina che quindi organizzò la difesa e si preparò alla guerra assieme al marito Pierre d’Introd. Caterina intanto cercava di ingraziarsi il popolo e scesero a Verrès per confrontarsi col Reverendo; dopo il pranzo i conti si presentarono sulla pubblica piazza di Verrès, mettendosi a ballare al suono del piffero e del tamburo, in mezzo al popolo che gridava e gioiva. Il ricordo di quel gesto altamente democratico viene tramandato nei secoli e nel 1949 decisero di rievocarlo nel periodo di Carnevale, fondando il Comitato del Carnevale Storico di Verrès. Come simbolo di continuità tra passato e presente, ancora oggi, il sabato di Carnevale, Caterina di Challant accompagnata dal consorte Pierre d’Introd, scende in piazza Chanoux per incontrare il popolo. La vicenda, che vede il coinvolgimento di circa 250 figuranti, si svolge in mezzo allo sfolgorio delle fiaccole, alle note delle trombe ed ai rulli dei tamburi per poi lasciarsi andare a balli e festeggiamenti. Si susseguono serate danzanti nell’antico Castello fino all’ultimo giorno di Carnevale, il martedì, che inizia con la distribuzione di polenta, saucisses, fisous, fisous et vin clair de notre, in piazza René de Challant. Nel pomeriggio, si snoda per le vie del borgo una sfilata di gruppi folkloristici e mascherati, carri allegorici, bande musicali, sempre accompagnati da Caterina e dal suo seguito in costume d’epoca.

    carnevale di verres

    Un ringraziamento a Gianluca Zatta per la foto del carnevale di Verres

    Coumba freida

    Definito il Carnevale più colorato della Valle D’Aosta, questa kermesse si contraddistingue per le originali maschere e i grotteschi personaggi che animano la sfilata. L’origine può avere due interpretazioni: una prende spunto dalle truppe napoleoniche che passarono lungo la vallata, l’altra da una leggenda nata in occasione del matrimonio di due anziani del villaggio che sentendosi un po’ in imbarazzo avevano deciso di vestirsi in maniera inusuale. La mascarada, ovvero la sfilata in maschera, è itinerante e si sposta di villaggio in villaggio, seppur regni il caos tra le fila, le figure hanno precise maschere e ruoli. Colori, tessuti e forme dei costumi rappresentano l’inizio della primavera e attingono significati dalla natura. Dopotutto La Festa del Carnevale è legata al grande esorcismo dell’avvicendarsi delle stagioni e alla rinascita della natura con l’esplosione di colori e di addobbi nei costumi dopo le lunghe e buie notti invernali. Si tratta di una festa dove sacro e profano si uniscono tra tradizione e leggenda unendo il risveglio delle stagioni con la storia reale. Tutti i personaggi sono emblematici e carichi di significato come ad esempio l’orso che rappresenta la fecondità e l’uscita dal letargo oltre che l’istinto animale che il domatore, ovvero la ragione, inutilmente cerca di domare. Per completare l’esperienza di questo evento, suggeriamo di visitare ad Allein, in frazione Ayez, la Mèizoùn di Carnaval de la Coumba Frèida, museo dedicato al tradizionale Carnevale della valle del Gran San Bernardo. Il museo, situato in una casaforte del XV secolo, propone un viaggio alla scoperta di questo caratteristico carnevale mettendo a confronto passato e presente con un allestimento fatto di documenti, foto, costumi e maschere.

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    Il Carnevale è una manifestazione che va a costituire una delle massime espressioni di cultura e folclore, un dualismo che mette d’accordo adulti e bambini, creando aggregazione e ilarità attraverso personaggi e attività coinvolgenti. Collega scenari passati e virtù attuali, attraverso un ponte che si prefigge di esorcizzare la morte e dar libero sfogo ai difetti. Per dimenticarci almeno per una settimana chi siamo e il nostro posto nella società. Una catarsi di cui avremmo avuto molto bisogno quest’anno, sarà la stessa esperienza viverla in video? Lo scopriremo, intanto iniziate a fantasticare come sarà nel 2022 e come organizzare il tour dei Carnevali partendo da Maison du Tatà.

    LA FIERA DI SANT’ORSO

    LE STAGIONI DELLA VITA A MAISON DU TATA’

    Tradizioni, usanze e pratiche che resistono al trascorrere del tempo

    Capitolo 3 – La fiera di Sant’Orso

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    Continua il vostro viaggio accompagnati da Maison du Tatà alla scoperta di attività in Valle d’Aosta sospese tra passato e presente. Vi presentiamo la fiera di Sant’Orso, evento dell’artigianato valdostano che da oltre 1000 anni si tiene ad Aosta il 30 e il 31 gennaio.

    La millenaria fiera di Sant’Orso quest’anno si svolgerà in modalità alternativa rispetto agli anni passati. La 1021 edizione della Fiera di Sant’Orso avrà nuova forma attraverso iniziative virtuali quali trasmissioni tv, interventi sui social network, contenuti interattivi sul sito web e attività nel centro storico di Aosta. Si tratta del più grande appuntamento della nostra regione, arriva ad ospitare anche 200.000 visitatori, e quest’anno si è riadattato all’emergenza sanitaria, rendendo fruibile a tutta Italia grazie allo sbarco online. Un’esperienza che consigliamo di vivere di persona, assaporando atmosfera e toccando con mano la storia di un popolo. Per l’edizione del prossimo anno infatti daremo possibilità di prenotare per la settimana in cui si terrà la fiera con un codice promozionale attivo dal 25 dicembre 2021. Venite a scoprire questo evento che racconta radici, passione per l’artigianato e le tradizioni della Valle d’Aosta.

    Il programma dell’edizione 2021 lo trovate qui.

    LA STORIA DI SANT’ORSO

    Sant’Orso fu un presbitero di Aosta morto il primo di febbraio del 529 d.C., leggenda vuole che fosse solito distribuire calzari ai poveri, far sgorgare fontane toccando il terreno col bastone, guarire animali e produrre vino miracoloso. Sant’Orso era un uomo umile e prodigioso che a seguito dei suoi numerosi miracoli è ad oggi protettore del bestiame e protettore della nostra regione dalle inondazioni, nonché dai reumatismi e mal di schiena. Sant’Orso è il 1 febbraio, il giorno successivo il termine dell’omonima Fiera. Per la saggezza popolare inoltre rappresenta la celebrazione per la rinascita dal letargo, la fine dell’inverno. “Se feit clier lo dzor de sent-or l’ir baille lo tor et dor euncò pe quaranta zor” dice un proverbio popolare che descrive la tradizione secondo cui se il giorno di Sant’Orso il tempo è bello, l’orso si gira nel suo pagliericcio e dorme ancora per 40 giorni, il che significa che farà brutto per i 40 giorni successivi. Erano tempi, quelli, in cui in Valle vi erano ancora gli orsi e nacque la leggenda che segna il tempo per i prossimi quaranta giorni.

    L’ESPRESSIONE QUOTIDIANA DI UNA STORIA MILLENARIA

    L’artigianato rappresenta una delle espressioni più caratteristiche della Valle d’Aosta. La produzione artigianale è diffusa, diversificata e raggiunge punte di autentica eccellenza. Legata al territorio e alle tradizioni, da cui trae materiali ed ispirazione, è anche un mezzo per meglio conoscere l’anima della nostra regione e si intreccia con la storia della famiglia Navillod. L’artigianato valdostano è iniziato come un’arte semplice, rappresentazione di un mondo di valori importanti, di amore per l’ordine, per la famiglia e per le tradizioni. Ogni oggetto portava con sé, nella sua unicità, la forza espressiva di una civiltà che affrontava la vita con calma ed equilibrio, riflesso di un momento storico in cui il tempo scorreva più lento e ogni aspetto della vita umana assumeva grande importanza.

    UN’ATTIVITA’ CON ANTICHE RADICI

    Un tempo la realizzazione artigianale di attrezzi d’uso quotidiano era una costante in una società autarchica con limitati scambi commerciali. In particolare, durante l’inverno, quando i lavori in campagna erano ridotti, venivano fabbricati in casa strumenti di lavoro, attrezzi d’uso domestico, giocattoli, tessuti, abiti. Si lavoravano materiali come legno, pietra ollare, ferro battuto, cuoio, salice, pizzo, lana di pecora e canapa. Spesso questi oggetti erano abbelliti da intagli: le decorazioni più comuni erano costituite da disegni geometrici eseguiti col compasso, rosoni, ruote solari ed altri simboli di antica origine. Pezzi unici molto belli sono talvolta ricavati con pochi colpi di coltello, utilizzando rami contorti, nodi o cortecce creati dalla infinita fantasia della natura e lavorati dall’azione del tempo.

    LE ORIGINI DELLA FIERA

    Un tempo, la notte tra il 30 e il 31 gennaio si faceva la veglia degli artigiani che pernottavano in città in attesa di riprendere la fiera il giorno dopo. In questa fiera erano esposti strumenti, attrezzi caseari e articoli agricoli ma si trovavano anche cesti, botti, catini, rastrelli e collari per campanacci: capolavori di estro e pazienza. Fermavano in un ciocco di legno di noce emozioni e stupore. Non legno colorato, i mezzi poveri non lo consentivano ma si potevano usare per dare profondità e significato a dei dettagli. Si lavorava anche ferro, pietra, tessuto e ceramica tutto nel rispetto della tradizione locale e della sostenibilità: solo essenze che avevano vita stabile in Valle d’Aosta. Non era importante la riuscita perfetta del manufatto, ma la gioia che provavano mentre lavorano, la storia che raccontavano attraverso questa creazione. Ed era bello esibire il manufatto agli altri, condividere con tutti la soddisfazione di aver realizzato qualcosa manualmente.
    Questa arte pastorale era rappresentata soprattutto da oggetti in legno a carattere artistico e statuine di animali e mestieri. Diventavano oggetto di scambio e compravendita – molto gettonati come regali per nipoti – muli, cavalli, mucche, galli e rappresentazioni di lavori rurali. A testimonianza che il cordone ombelicale con la tradizione e la celebrazione della vita rurale era imprescindibile. Ancora oggi le sculture intagliate si contraddistinguono per essenzialità, modestia e per la timidezza. Semplicità che rispecchia la gente di montagna.

    LA FIERA IN EPOCA MODERNA

    La regione ha il patrocinio dell’evento ma meritano menzione anche il Museo Artigianato Valdostano e l’Istituto Valdostano Artigianato Tipico che controlla lo sviluppo artigiano, che con i suoi negozi disseminati nella Valle, provvede alla commercializzazione dei prodotti durante l’anno. Oggi musica, gruppi folcloristici e vino caldo allietano una festa che coinvolge tutta la regione e non solo la nostra Valle. Partecipano hobbisti utilizzando un bancone lungo le vie della città e artigiani che espongono insieme nel tendono Atelier des Métiers. Nelle loro opere esposte, di professionisti e amatori, rivive ancora la memoria montanara, tenace e artigianale.

    LE BOUTIQUE DELL’ARTIGIANATO VALDOSTANO, ALTRI EVENTI E MUSEI DA VISITARE

    Nata come attività complementare nella pausa dei lavori agricoli, la scultura si è gradualmente evoluta e perfezionata. La produzione contemporanea si rifà ai modelli tradizionali, talora con rivisitazioni in stile più moderno, ma è sempre legata a stilemi locali. Le boutique rappresentano il fil rouge che collega la tradizione artigianale secolare alla produzione contemporanea. Ogni negozio è portavoce della qualità dei prodotti ed espressione tangibile dell’azione culturale e promozionale svolta dall’artista a tutela della loro provenienza e autenticità. I punti vendita che potete visitare durante il soggiorno a Maison du Tatà sono quattro, ubicati in luoghi suggestivi e di grande attrazione: Aosta, Ayas, Cogne e Courmayeur.

    L’ESPERIENZA IMMERSIVA NELL’UNIVERSO ARTIGIANALE VALDOSTANO CONTINUA CON ALTRI EVENTI COLLATERALI:

    • Due domeniche prima si tiene nello storico borgo di Donnas la Fiera del legno, quasi un’anteprima della Sant’Orso aostana.
    • Ad agosto, si tiene anche la versione estiva della fiera di Sant’Orso, insieme alla Mostra concorso dell’artigianato.
    • Rassegne minori si svolgono in diverse località della regione: a Cogne, Valgrisenche e Champorcher alcune mostre permanenti permettono di apprezzare la produzione locale.
    • L’Artisanà, Istituto Valdostano per Artigianato Tipico, ha allestito 5 forniti punti vendita nelle principali località turistiche della Valle d’Aosta.
    • A Fénis, a due passi dal noto castello, è visitabile il Museo dell’artigianato valdostano di tradizione (MAV) che espone oltre 850 pezzi di grande interesse.

    Non solo 30 e 31 gennaio, la fiera di Sant’Orso ha sfumature per tutte le 4 stagioni ed è l’occasione perfetta per approfondire la cultura della terra che vi ospita e la storia della famiglia di Maison du Tatà. Per i viaggiatori che prediligono la stagione calda, a metà agosto ad Antey-Saint-André va in scena la Fiera dell’artigianato Valdostano di tradizione, terza fiera per importanza dopo Aosta e Donnas. Ai piedi del Cervino vengono esposte opere di scultura, intaglio e tornitura del legno, intreccio, lavorazione della pietra ollare, del ferro e del rame. Rappresenta la possibilità unica di ammirare ingegno e manufatti nel loro habitat naturale, dove secoli orsono prese vita questa immortale tradizione e che rieccheggia ancora tra le mura di Maison du Tatà.

    Rimanete sintonizzati sulle frequenze di MdT per scoprire il codice promozionale per soggiornare durante la prossima edizione della Fiera dell’Orso.

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    CARTOLINE, DISEGNI FATTI A MANO E L’IMPORTANZA DEI RICORDI

    LE STAGIONI DELLA VITA A MAISON DU TATA’

    Tradizioni, usanze e pratiche che resistono al trascorrere del tempo

    Capitolo 2: Cartoline, disegni fatti a mano e l’importanza dei ricordi

    Durante lo scorrere ordinario e irrimediabile del tempo, la memoria irrompe inattesa a saturare in modo imprevisto un istante, isolandolo in una dimensione extratemporale. Appaiono come varchi, aperti da reminiscenze involontari che risvegliano sapori e colori. Possono essere esperienze colme di un piacere delizioso e straordinario oppure sono rivelazione del dolore che irrompe rumoroso. Stiamo parlando dei ricordi, tema caro a Marcel Proust e a Maison du Tatà.

    Maison du Tatà è custode di innumerevoli ricordi del paesino di Antey sotto forma di cartoline, foto e disegni risalenti a epoche passate. Una memoria storica che rivive attraverso immagini sbiadite, carta ingiallita e bianco e nero. La nostra famiglia ha conservato negli anni centinaia di materiali che oggi chiamerebbero reperti. Per noi erano e rimangono pezzi di vita, racconti di esperienze, frammenti di cuore. Rappresentano un’atmosfera e una civiltà votata alla lentezza, cresciuta col fruscio del vento e forgiata da valori solidi come le montagne; un tempo che ora appare sospeso e lontano ma che potrete assaporare a Maison du Tatà.

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    Antey

    Immergersi in un foglio bianco disegnando e spedire cartoline scelte accuratamente è un gesto d’amore in disuso, sostituito da telegrammi repentini e digitali. Riscopriamo questi intimi atti di resistenza, riprendiamo in mano carta e penna e lasciamoci andare a un flusso emozionale ogni volta diverso, quasi terapeutico. Soprattutto di questi tempi frenetici in cui le giornate si addentano e non più mordono con curiosità e gusto. Scegliamo di prenderci cura dei ricordi e fermarli con impegno e grazia, non si meritano una bulimica archiviazione che si disperde nell’etere delle piattaforme tecnologiche. Cinzia Manetti comunica attraverso tratti appassionati e dolci la terra in cui ha trascorso la sua infanzia e adolescenza, come se la penna fosse un prolungamento del suo sguardo, e dando ai ricordi una sua personale interpretazione. Quale sarà la Vostra?

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    Una creazione di Cinzia Manetti

    Per questo Maison du Tatà vi invita a disegnare, fotografare e scrivere a mano pensieri. Sia per sé stessi che quando si tratta di condividerli. È un accesso segreto verso la vostra anima, un manifesto di libertà. Un rinascimento artigianale e umano di cui abbiamo bisogno in questo Natale: biglietti, lettere, illustrazioni creati da una mano mossa da emozioni autentiche. Oltre che una sfida che Maison du Tatà vi invita a cogliere durante il soggiorno: spegnere i device e accendere la fantasia. Scattate e rappresentate con i colori gli spazi e le persone che compongono il territorio di Antey, immaginate le loro storie, cosa è accaduto negli appartamenti decenni orsono e sognate le antiche leggende che hanno da raccontare le montagne. E poi trovate un francobollo – un’altra sfida! – e condividete l’avventura con chi amate, creando i vostri ricordi.

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