La Valle d’Aosta ha una storia antica, legata dapprima alle vicissitudini di diversi popoli europei, poi alla dinastia sabauda e infine al Regno e alla Repubblica d’Italia.
Una storia fatta da persone profondamente legate alla propria terra e agli splendidi paesaggi di montagna.
Una storia fatta di resilienza e di tradizioni sopravvissute ai numerosi mutamenti socio-politici.
Un patrimonio plasmato nel corso dei secoli dai cambiamenti linguistici, dal rinnovamento delle tecniche agricole e artigianali, e dall’evoluzione del folklore locale – musiche, balli, rievocazioni e leggende.
Queste ultime in particolare ricoprono un ruolo fondamentale all’interno di qualsiasi comunità: quello di creare legami tra individui e territorio abbastanza forti da garantire la trasmissione del bagaglio culturale da una generazione all’altra.
Le leggende della Valle d’Aosta: tematiche e protagonisti
Per vivere autenticamente un territorio come la Valle d’Aosta è necessario conoscerne anche i racconti e le suggestioni popolari.
Le leggende valdostane sono popolate da dei, eroi e santi quali figure generalmente positive e da streghe, fantasmi e demoni quali figure generalmente negative. Non mancano poi figure mitologiche e fantastiche come giganti, fate, maghi, folletti e animali di vario genere. Molte di queste leggende fanno parte della cultura di vallate ristrette, mentre altre sono diffuse su tutto il territorio regionale seppur con sfumature diverse.
Divinità, demoni, santi e figure mitologiche
Divinità, demoni e figure mitologiche sono spesso protagonisti di narrazioni sull’origine di montagne, laghi e altri elementi del paesaggio valdostano. Appartengono a questo filone la leggenda del Ghiacciaio del Lys e diverse leggende legate alla nascita del Monte Bianco, tra cui quella del Dente del Gigante.
I santi compaiono invece in racconti derivanti dalla tradizione cristiana. San Martino, Sant’Orso, Sant’Anselmo e San Bernardo vengono celebrati per le intercessioni con Dio e i piccoli miracoli compiuti.
Numerose leggende originano dall’incontro-scontro tra il bene e il male e vedono quindi diverse delle figure già menzionate come co-protagoniste. È ad esempio il caso della leggenda del Pont Saint Martin e della leggenda dei Diavoli della Val Veny.
Streghe e fantasmi
Immancabili le streghe, protagoniste di storie fantastiche che hanno però come base comune la realtà degli episodi di Inquisizione nella regione.
I fantasmi figurano invece nei racconti popolari più recenti, nati probabilmente nel periodo gotico. Abitanti dei Castelli del territorio, queste presenze rievocano storie di processi, esecuzioni e omicidi. Le leggende di fantasmi più famose sono quelle legate al Castello di Quart, al Castello di Saint Marcel e al Castello di Issogne.
Personaggi storici e persone comuni
Diverse narrazioni sono legate a personaggi storici realmente esistiti – come quella sul Passaggio di Bonaparte – mentre altre hanno per protagonisti persone comuni che subiscono punizioni in risposta alla loro arroganza o disobbedienza. Tra le numerose narrazioni a carattere formativo e ammonitorio, le più conosciute sono probabilmente quella del Tesoro di Graines e quella sull’origine del Lago Blu.
Quante di queste storie conoscevi?
Ti piacerebbe saperne di più?
Approfondiamo insieme alcune delle leggende più conosciute nella Valtournenche!
La leggenda della Dama Bianca
Le sfilate di carnevale a Cervinia-Breuil rappresentano una tradizione che si ripete ogni anno tra mostre, concerti e rievocazioni in costume. L’evento mette in scena la cosiddetta Leggenda della Dama Bianca. Questa storia narra di una bellissima fanciulla che venne rapita e nascosta tra le montagne dal gigante Gargantua, che si era infatuato di lei. Venuti a sapere della sorte della ragazza, tutti gli abitanti della Valle si misero in moto per cercarla e riportarla a casa. Colpito da una così forte e solidale mobilitazione, il gigante decise di liberare la ragazza per restituirla all’affetto dei suoi compaesani.
La leggenda del Giorno di Sant’Orso
Se féit solèi lo dzor de Sen t-Ors, l’iver dure incò quarenta dzor. (Se fa bello il giorno di Sant’Orso, l’inverno dura ancora quaranta giorni).
Questo è il famoso detto dedicato al santo valdostano, uomo umile e prodigioso a cui vengono attribuiti numerosi miracoli e invocazioni per prevenire le inondazioni e le malattie del bestiame, ma anche i reumatismi e i mal di schiena. Appassionato coltivatore, si dice che dividesse i frutti del suo orto in tre parti: una per sé, una per i poveri e una per gli uccellini. Da qui la celebre raffigurazione con un uccellino appoggiato sulla spalla. Morì il 1° febbraio di un anno imprecisato (probabilmente il 529 d.C.).
Il detto popolare nasce dall’abitudine, comune a moltissime popolazioni, di prevedere i cambiamenti del tempo attraverso la lettura del comportamento della natura. Un’altra variante del detto mostra come i valdostani interpretassero il comportamento degli orsi per prevedere il tempo tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera:
Se feit cllier lo dzor de sèn-t-Or, l’or baille lo tor et dor euncò pe quarenta dzor. (Se il giorno di Sant’Orso il tempo fa bello, l’orso gira il suo pagliericcio – per farlo asciugare – e dorme ancora per 40 giorni).
La bontà di Sant’Orso viene celebrata ogni anno ad Aosta, il 30 e 31 gennaio, durante l’omonima Fiera di Sant’Orso.
La leggenda del Dahu
Il dahu è un animale leggendario presente nel folklore di molte popolazioni montane europee. Viene chiamato con nomi diversi – dahu, dahut, darou ma anche Haggis selvatico in Scozia o Skvader in Svezia – ma presenta caratteristiche comuni. Secondo la leggenda, la peculiarità di questo mammifero consiste nella conformazione delle sue zampe: quelle di destra sono più lunghe di quelle di sinistra (o viceversa). Questo consente al dahu di adattarsi meglio ai ripidi pendii di montagna. Allo stesso tempo però, tale aspetto costringe il dahu a girare sempre attorno alla montagna nello stesso verso, pena la perdita dell’equilibrio e quindi la morte.
La leggenda vuole che catturare questo animale fosse estremamente semplice: sarebbe bastato avvistarlo e urlare alle sue spalle “dahu!”. A quel punto l’animale, curioso di natura, si sarebbe girato e, trovandosi improvvisamente con le zampe più corte sul lato a valle, sarebbe precipitato. Famosa è la teoria secondo cui l’avvento del turismo di massa e i sempre più frequenti incontri con l’uomo avrebbero portato alla rapida estinzione del dahu.
La leggenda del Lago Blu
Dietro questo splendido specchio di acqua limpida dal colore blu (di cui avevamo già parlato qui) si nasconde una leggenda piuttosto malinconica.
Si narra che molto tempo fa, sulla terra ora occupata dal lago, si trovasse una casetta abitata da una famiglia di pastori. In una sera fredda e piovosa, un viandante stanco e affamato bussò alla porta in cerca di cibo e di un riparo per la notte. Ma i proprietari di casa, egoisti e crudeli, gli negarono qualsiasi aiuto costringendo il figlio piccolo ad assistere alla triste scena. Questi, dall’animo sensibile, offrì la sua scodella di latte al viandante, ma la madre gliela strappò di mano per sostituirla con una scodella di acqua sporca.
Il viandante, umiliato, decise così di allontanarsi lanciando una maledizione sulla quella casa. Il bimbo venne invece punito dai genitori e costretto a raccogliere la legna del bosco per tutta la notte. Il piccolo era terrorizzato al pensiero degli animali feroci che avrebbe potuto incontrare, ma iniziò presto a tranquillizzarsi notando che questi lo fissavano con uno sguardo quasi compassionevole.
Raccolta una discreta quantità di legno, il bimbo si riavviò sulla strada di casa, ma giunto sul punto esatto dove si trovava la sua casa non trovò altro che uno specchio d’acqua. Il piccolo pianse molto la morte dei suoi cari, ma capì in cuor suo che il tremendo castigo era stato più che meritato. A quanto pare la punizione diede i suoi frutti: i discendenti del pastorello, che ben conoscevano la storia, promisero di mostrarsi sempre cortesi e ospitali con chi avesse bussato alla loro porta in cerca di aiuto.
La leggenda della Stella Alpina
Non potevamo non concludere questa mini-raccolta di leggende con la storia dedicata al fiore montano per eccellenza: la stella alpina.
Si narra che la stella alpina fosse in origine una splendida fanciulla. Pur corteggiata da moltissimi cavalieri, ella non trovò mai il vero amore e morì sola. Dopo la sua morte il suo corpo venne portato sulla cima più alta delle Alpi, dove per magia si trasformò in un fiore candido destinato a popolare luoghi lontani e quasi inaccessibili.
Il nome tedesco della stella alpina è edelweiss (“nobile bianco”) e per i popoli di lingua tedesca cogliere l’edelweiss significa proprio “riuscire ad ottenere il più nobile onore che un uomo possa conquistare”.
La stella alpina è molto resistente e anche piuttosto facile da coltivare, ma è una specie protetta e in quanto tale non può essere raccolta!
Ed eccoci arrivati alla fine di questo articolo sulle leggende più conosciute della Valtournenche (puoi approfondire l’argomento qui).
Ne conosci altre? Scrivicele qui sotto!